Linee di ricerca

In attuazione degli strumenti di programmazione dell’attività di ricerca previsti nel Regolamento di organizzazione e funzionamento del CNR all’art. 21 (ex art. 42 del precedente regolamento), l’istituto articola le proprie attività in aree progettuali e progetti come previsto dall’art. 24 (ex art. 44) del suddetto regolamento.

Le linee di ricerca che sostituiscono le Commesse previste dall’ordinamento precedente sono riportate di seguito.

Responsabile: Salvatore Capasso

Abstract

Il Mediterraneo è uno spazio di relazioni tra paesi che presentano forti differenziali di crescita, di sviluppo economico e di democrazia. Dunque, come in un microcosmo, la regione mediterranea riflette le grandi sfide del nuovo millennio: crescita demografica, disoccupazione, migrazioni, riforma delle politiche di welfare, contrasto delle povertà, effetti del cambiamento climatico, gestione dei conflitti per il controllo delle risorse naturali nel versante meridionale e orientale del bacino. Le istituzioni e la qualità della governance giocano un ruolo centrale nell’affrontare queste sfide perché la corruzione, le posizioni di rendita, la presenza di un’amministrazione pubblica incapace di garantire trasparenza, equità e pari opportunità sociali e di genere, ostacolano la crescita e lo sviluppo socio-economico in tutti i paesi del Mediterraneo. Analogamente, nell’area il funzionamento dei mercati reali e finanziari differisce da paese a paese e da regione a regione, con il risultato di generare grandi disparità nell’efficienza con la quale le imprese operano e i mercati allocano le risorse, e di converso, forti specializzazioni di settore e di prodotto. Tali disparità rappresentano, tuttavia, anche grandi opportunità di scambio e di crescita per tutti i paesi dell’area. L’attività di ricerca della linea analizza, ad ampio spettro, i processi di governance e istituzionali nei paesi del Mediterraneo e le intersezioni di questi con i meccanismi che regolano il funzionamento dei mercati e delle singole imprese. Con lo scopo ultimo di evidenziare i limiti allo sviluppo dei paesi della riva sud ed est e di suggerire ricette per rivitalizzare la crescita anemica dei paesi della riva nord, le attività della linea si inseriscono nel dibattito in corso sulla necessità di ripensare la governance nel Mediterraneo, con particolare riferimento alle politiche comunitarie, alla riduzione dei divari territoriali e alla sicurezza.

Responsabile: Gabriella Corona

Abstract

Le riflessioni sull’Antropocene come nuova occasione per ridefinire l’organizzazione dei saperi di fronte al mutare della capacità umana di intervenire sui meccanismi che regolano il funzionamento dell’intero pianeta si è venuta configurando nel corso degli ultimi due decenni come una delle più grandi questioni al contempo scientifica e politica del nostro tempo. L’Antropocene come questione difficile e complessa che pone al centro del dibattito pubblico internazionale il destino del sistema Terra impone una risposta altrettanto complessa e articolata sia scientifica e tecnologica, che sociale, culturale e politica. Il contributo delle scienze umane e sociali è ancora poco valorizzato e in generale sotto-valutato anche se si considera centrale il loro ambito di competenze nella formazione dei valori e dei principi etici, nell’elaborazione di decisioni ed interventi pubblici.

Con questo progetto incentrato sull’environmental history si intende raccogliere la sfida che il dibattito sull’Antropocene ha lanciato anche alla storia. La sfida cioè di adattare il proprio statuto epistemologico ad una nuova domanda sociale di conoscenza fondata sull’esigenza di spiegare le modalità con cui si sono venuti a configurare i processi attraverso i quali il genere umano è diventato uno dei principali agenti di trasformazione dei cicli ecologici e geologici che caratterizzano il funzionamento del sistema Terra. , Il periodo compreso tra diciannovesimo e ventesimo secolo ha rappresentato un lasso temporale in cui la capacità umana di modellare l’ambiente, pur avviata nei secoli precedenti, conosce una accelerazione straordinaria e senza precedenti grazie all’aumento della popolazione, all’impiego generalizzato dei combustibili fossili, alla crescita delle variabili economiche, all’industrializzazione.

Ciò che differenzia la storia ambientale di questo periodo storico dalle fasi precedenti è la scala con cui vengono prese in considerazione le trasformazioni che hanno interessato l’ambiente che diventa planetaria e coinvolge l’intero Earth System. Insieme alla scala a caratterizzare la storia ecologica degli ultimi due secoli è anche l’intensità, la straordinaria accelerazione che ha consentito un aumento di variabili come la popolazione, il consumo energetico, il reddito. Ed è in questo ambito che si giustifica la scelta di guardare all’umanità nel suo complesso come principale soggetto storico. Ciò, tuttavia, non toglie che la storia ecologica sia il frutto di modelli sociali, economici, politici, culturali, modelli di produzione e di consumo resi possibili da una condizione di abbondanza di risorse. Si tratta dunque di un angolo visuale che impone un intreccio tra storia della natura e storia dei sistemi socio-economici, e pur prendendo gli esseri umani come principale soggetto storico da osservare non può prescindere anche dall’analisi delle disuguaglianze sociali e territoriali. Le ricerche che fanno capo al progetto, pur concentrandosi sull’Italia in particolare e, più in generale, sui paesi del Mediterraneo elaborano schemi interpretativi e chiavi di lettura che assumono una valenza più ampia applicabile ad altri luoghi e ad altri contesti.

Responsabile: Paola Avallone

Abstract

L’Italia mediterranea e meridionale è un territorio che per caratteristiche geografiche e storiche è stato e resta uno straordinario crocevia di identità culturali, politiche, religiose ed economiche. Secondo alcuni storici il divario socioeconomico fra il Nord e il Sud Italia avrebbe radici remote, forse rintracciabili già in epoca normanna, e si sarebbe evoluto fino a confluire nel processo di unificazione nazionale. In realtà, negli ultimi decenni, è stata ben più feconda di apporti conoscitivi la storiografia che ha messo in discussione le categorie interpretative della disparità e i conseguenti assiomi, superando i clichés del ‘Mezzogiorno’ e prospettando l’esistenza di più Mezzogiorni quali realtà composite. Ne deriva dunque l’esigenza di investigarne il ruolo in uno scenario articolato e dinamico come quello Mediterraneo. Pertanto, nell’ottica di un rinnovato senso di complessità, i ricercatori afferenti al progetto di ricerca intendono esaminare processi socio-culturali ed economici dal tardo Medioevo all’età contemporanea, conducendo analisi di carattere macro e micro su temi sociali, culturali ed economici, in una prospettiva comparativa e di lunga durata, collocando in un quadro di riferimento ampio lo sviluppo di tali realtà. Fanno parte di questa esigenza investigativa gli studi storici tout court e rilevante sarà anche l’analisi storica degli aspetti economici, sociologici e dei caratteri paesaggistici, insediativi e urbanistici, finalizzata alla valorizzazione dell’identità territoriale attraverso il cultural heritage.

Responsabile: Michele Colucci

Abstract

L’attività di ricerca si propone di indagare il fenomeno delle migrazioni partendo dalla metodologia e dagli strumenti della storia, con particolare attenzione all’età contemporanea. Approfondire la dimensione storica dei fenomeni migratori permette di restituire con maggiore profondità il modo con cui le società sono state investite dall’impatto della mobilità territoriale. Lo spazio da cui si muove l’attività di ricerca è quello del bacino mediterraneo, con particolare attenzione al ruolo dell’Italia, considerata come luogo di partenza, di arrivo, di transito, di ritorno di esperienze migratorie. I fenomeni migratori che vengono maggiormente presi in considerazione sono:

  • i flussi provenienti dal Mediterraneo e diretti verso l’Europa continentale e verso le destinazioni transoceaniche, considerando la stagione del colonialismo, le grandi migrazioni della tarda età moderna, le migrazioni di massa dell’età contemporanea;
  • i flussi interni all’area mediterranea, sia quelli interni alle regioni e agli Stati sia quelli riconducibili allo spostamento dal sud al nord del Mediterraneo o tra paesi confinanti;
  • le immigrazioni provenienti dall’esterno del Mediterraneo, con particolare attenzione ai fenomeni migratori sviluppatisi nel periodo che va dalla fine della seconda guerra mondiale a oggi;
  • le migrazioni di ritorno, concepite nella loro accezione più estensiva e quindi non come semplici ritorni in patria ma come vere e proprie esperienze migratorie.

Responsabile: Stefania Pafumi

Abstract

La linea di ricerca affronta, con percorsi multi- e interdisciplinari, lo studio dei fenomeni e delle dinamiche che hanno caratterizzato i paesaggi culturali del Mediterraneo antico, luogo privilegiato di interazione e contaminazione, di diffusione di uomini, saperi e tecnologie, di conflitti e identità.


Essa intende indagare e contestualizzare su scala locale, regionale o globale, sia il ruolo dell’ambiente e delle risorse naturali, sia quello dell’uomo nel modellare e modificare il paesaggio, i processi sociali e produttivi, le interrelazioni culturali dall’antichità ad oggi, attraverso il Medioevo e l’età moderna.

Sfruttando le competenze storico-artistiche ed archeologiche, epigrafiche e paleografiche, linguistico-letterarie e storico-filosofiche presenti nell’istituto e promuovendone l’interazione con le scienze sociali e con le tecnologie più innovative, le attività di ricerca comprendono temi tradizionali dell’antichistica applicata al patrimonio culturale mobile e immobile, materiale e immateriale del Mediterraneo, in un’ottica di longue durée e attraverso un approccio olistico che tenga conto anche delle specificità di casi particolari, per contribuire attraverso nuove letture e sempre possibili riletture delle componenti antiche ad una migliore comprensione del mondo contemporaneo.

Responsabile: Rosaria Battarra

Abstract

La pianificazione urbanistica e territoriale rientra nel macrosettore 08/F1 “Pianificazione e progettazione urbanistica e territoriale” che rappresenta la combinazione dei settori: ICAR/20 “Tecnica e pianificazione urbanistica” e ICAR/21 “Urbanistica”.
La linea di ricerca si colloca pienamente all’interno di questo ambito essendo dedicata ad approfondire gli aspetti di ricerca relativi al governo delle trasformazioni urbane e territoriali in una fase di profondo ripensamento degli strumenti, dei metodi e delle tecniche di pianificazione. È infatti necessario modificare gli approcci e i paradigmi che hanno finora guidato lo sviluppo urbano e territoriale per favorire la transizione verso una società più attenta all’uso delle risorse non rinnovabili e orientata verso soluzioni sostenibili da un punto di vista ambientale.


Se negli ultimi decenni, il principio che ha guidato la crescita dei sistemi urbani contemporanei è stato soprattutto la competitività, al fine di vincere le sfide della globalizzazione, anche a scapito della tutela dell’identità dei luoghi e di uno sviluppo sostenibile, oggi, a causa di una crescente e globale crisi economica, dell’elevato consumo delle risorse territoriali, nonché dell’attuale pandemia, le città devono rivedere le proprie agende per promuovere strategie di adattamento innovativo alle continue emergenze.
Condizione necessaria è che le trasformazioni dell’ambiente costruito siano il riflesso non solo dei cambiamenti politici, economici e culturali, ma anche della esperienza quotidiana che le persone hanno dello spazio urbano. In continuità con tali concetti costituiscono importanti riferimenti la Nuova Agenda Urbana, che rappresenta una visione condivisa per un futuro migliore e più sostenibile, la 2030 Agenda for Sustainable Development, con i 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (SDGs), e le politiche nazionali ed europee di cooperazione all’interno del bacino del Mediterraneo.


La ricerca avrà quale ambito prioritario di applicazione i sistemi insediativi del Mediterraneo, quale macroarea di attenzione specifica dell’ISMed. In particolare saranno oggetto di studio: i sistemi urbani e metropolitani, i centri storici, le periferie, gli spazi pubblici, le aree dismesse.

Responsabile: Angela Cuttitta

Abstract

L’attività di ricerca si propone di studiare il mare e la biodiversità come risorsa, nell’ottica della rigenerazione degli ecosistemi marino costieri e per il loro utilizzo sostenibile. Lungi dall’essere un mero traguardo etico e morale, lo studio della biodiversità marina ha implicazioni culturali, economiche e sociali, ed implica valorizzare quello che può definirsi in senso lato “capitale naturale”. Questo, al pari di ogni altro fattore produttivo, è un ingrediente fondamentale perché un sistema economico-sociale, non solo cresca, ma possa svilupparsi lungo un sentiero di sostenibilità. In questo senso, comprendere appieno l’interrelazione tra le attività economiche ascrivibili alle risorse marine e lo studio della biodiversità è elemento essenziale per tracciare indirizzi di policy dirette a regolare e stimolare la crescita economica dei paesi che traggono molto dal mare, anche attraverso la sensibilizzazione e la divulgazione scientifica.

Responsabile: Luisa Errichiello

Abstract

Nel corso degli ultimi decenni l’informatizzazione e lo sviluppo di tecnologie digitali hanno creato crescenti opportunità di innovazione per le imprese, consentendo l’ottimizzazione dei processi, la customizzazione di prodotti e servizi, la flessibilità organizzativa. Un aspetto centrale dei processi di digitalizzazione e trasformazione digitale attiene ai mutamenti nell’organizzazione del lavoro e alla crescente adozione di modelli, come il lavoro remoto, lo smart working e i team virtuali, basati su criteri di flessibilità spazio-temporale.


La linea di ricerca si inserisce nell’attuale dibattito scientifico incentrato sulla necessità per le imprese di raggiungere un certo grado di maturità digitale, interrogandosi sulle traiettorie di adozione e sviluppo delle tecnologie digitali e sui meccanismi con cui esse consentono di ridefinire in modo sostenibile le strategie, riprogettare l’organizzazione, ripensare i modelli di business, creando maggiore valore all’interno di ecosistemi e catene del valore globali. Privilegiando il focus sui paesi del bacino Mediterraneo, la linea di ricerca mira a elaborare modelli teorici e chiavi interpretative dei differenziali di maturità digitale e innovazione delle imprese dei diversi paesi e regioni dell’area e ad elaborare linee guida e misure di policy orientate a ridurre i divari esistenti, supportando l’adattamento, la resilienza e lo sviluppo di capacità dinamiche.

Responsabili: Piera Buonincontri e Roberto Micera

Abstract

La linea di ricerca intende favorire l’avanzamento della conoscenza sul tema del turismo quale settore chiave dell’economia del Mediterraneo, particolarmente interessante in virtù dell’intrinseco carattere sistemico di tale settore, della sua complessità organizzativa e delle sue interdipendenze con l’intero sistema economico.

I numerosi paesi che si affacciano sul Mediterraneo presentano caratteristiche economiche, sociali, culturali e politiche anche molto diverse tra loro. Si tratta di paesi che si trovano in fasi di sviluppo economico differenti, e che affrontano in modo diverso le principali sfide dell’era attuale, prime tra tutte quelle che riguardano il progresso tecnologico e lo sviluppo sostenibile. In un contesto simile, studiare il fenomeno “turismo” considerando la regione del Mediterraneo come una destinazione integrata, permette di sviluppare strategie efficaci volte a collegare tra loro aree anche molto differenti affinché possano rafforzarsi reciprocamente e promuovere una crescita più equilibrata dell’intero bacino.

Il settore del turismo, se adeguatamente strutturato e gestito, è in grado di assumere un ruolo fondamentale nell’avviare strategie di sviluppo coerenti con le identità dei territori e avere impatti positivi sull’economia, la cultura e la società di tutti i paesi e le isole del Mediterraneo.

Responsabile: Pietro Evangelista

Abstract

Il trasporto e la logistica merci sono essenziali per lo sviluppo economico di un paese, ma allo stesso tempo producono esternalità dannose per l’ambiente e la salute umana dovute prevalentemente al rilevante contributo che queste attività forniscono alle emissioni nocive. In questo contesto è necessario che le imprese fornitrici di servizi logistici e di trasporto merci insieme alle imprese manufatturiere e della distribuzione commerciale mettano in campo strategie incisive per decarbonizzare le loro attività lungo l’intera catena produttiva (supply chain). La “logistica sostenibile” (green logistics) è considerata una delle leve più importanti per gestire la supply chain in modo sostenibile. Tuttavia, i risultati di precedenti ricerche evidenziano che in Italia la logistica sostenibile trova una scarsa diffusione con una bassa propensione verso l’adozione di programmi di sostenibilità da parte delle imprese italiane con particolare riferimento a quelle di fornitrici di servizi di trasporto e logistica merci. Di fronte a questo scenario in cui mancano studi sistematici e continuativi su questo tema, il Laboratorio sulla Logistica Sostenibile del CNR-ISMed sviluppa ricerche volte ad aumentare la consapevolezza circa l’importanza della sostenibilità nel settore e diffondere la cultura della logistica sostenibile quale driver di sviluppo strategico delle imprese per fronteggiare le sfide poste dal cambiamento climatico. Le principali tematiche studiate all’interno del Laboratorio riguardano infatti le strategie di decarbonizzazione, la comunicazione e la rendicontazione ambientale, la collaborazione ambientale nella supply chain. Altri temi studiati sono il contributo e il ruolo delle tecnologie digitali per supportare i programmi di sostenibilità delle imprese, la riduzione dell’impatto ambientale della logistica urbana e la sostenibilità della logistica nelle aree rurali.

Responsabile: Desirée A.L. Quagliarotti

Abstract

Come emerge dal Rapporto del World Economic Forum del 2023, il mondo si trova oggi ad affrontare una policrisi, ovvero una situazione in cui crisi di diversa natura, agendo simultaneamente, producono un effetto cumulativo maggiore della somma delle singole parti. Il concetto di policrisi è particolarmente evidente nella regione mediterranea che può essere considerata un microcosmo di sfide globali. La posizione geografica strategica, insieme alla complessità culturale, socio-economica, politica e ambientale, rendono il Mediterraneo un crocevia unico all’interno del quale dinamiche di diversa natura, spesso connesse tra di loro, influenzano il corso degli eventi alle diverse scale spaziali e temporali. Crisi economica, cambiamento climatico, scarsità idrica, insicurezza alimentare, transizione energetica, insieme al consolidamento di nuove variabili esplicative dei flussi migratori e dell’instabilità tra paesi e all’interno dei singoli paesi, delineano un quadro geoeconomico e geopolitico complesso che pone un’obiettiva difficoltà analitica. Da qui la necessità di sviluppare sistemi di conoscenza, approcci metodologici e prodotti della ricerca in grado di generare nuova conoscenza scientifica e di rafforzare il dialogo tra scienza, politica e società civile. Lo sviluppo di modelli interpretativi in grado di offrire quadri concettuali innovativi richiede un approccio collaborativo e inclusivo, coinvolgendo esperti da diverse discipline, istituzioni accademiche e stakeholder locali.